COME SI ESEGUE UNA BONIFICA BELLICA? TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE

Dati alla mano ci permettono di dire in maniera metaforica che il sottosuolo del nostro Paese è “ancora in guerra”. Perché? Perché ogni anno sono tanti i residuati esplosivi rinvenuti che risalgono ai passati conflitti armati che hanno coinvolto il nostro territorio. E non parliamo solo di bombe della Seconda Guerra Mondiale ma addirittura della Prima Guerra Mondiale e a queste ultime si aggiungono anche gli innumerevoli, seppur piccoli, residuati abbandonati da sconosciuti.

Gli ordigni celati nel sottosuolo di un paese possono sempre costituire un rischio dal momento che, essendo spesso inesplosi, potrebbero essere ancora funzionanti e provocare feriti o vittime. Le aree dove è maggiore la probabilità di imbattersi in un ordigno non sono solo quelle dove si sono combattute le offensive più significative ma anche le città, i cantieri, i porti, le stazioni, i depositi, zone dunque ad alta densità demografica.

Questa pertanto costituisce il principale motivo per cui molti privati e non, richiedono interventi di bonifica bellica nel nostro territorio. Ma come si esegue una bonifica?

UNO E PIÙ TIPI DI BONIFICA

Prima di arrivare alle modalità con cui si esegue una bonifica bellica, è bene precisare che esistono due diverse tipologie di intervento. Si distinguono infatti la bonifica sistematica da quella occasionale.
Nel primo caso, si tratta di operazioni di ricerca, localizzazione e individuazione e relativo studio degli ordigni o residuati bellici rinvenuti in una determinata area che è destinata alla realizzazione di un’opera. La bonifica è eseguita da ditte civili altamente specializzate, munite di specifico brevetto rilasciato dal Ministero della Difesa e al servizio di committenti quali Province, Comuni, imprese edili, o anche privati cittadini.

Del resto il rischio di incorrere in ordigni bellici nel sottosuolo non è poco soprattutto in cantieri edile, stradale, ferroviario o altra tipologia né è da poco il rischio di provocarne l’accidentale attivazione. Ecco perché la nostra legislazione prevede l’obbligo di valutazione del rischio derivante dal possibile ritrovamento di un ordigno nei cantieri ed è mansione a carico del Coordinatore della Sicurezza in fase di Progettazione e nel momento della stesura del relativo Piano di Sicurezza e Coordinamento.

Quando invece parliamo di bonifica occasionale, facciamo riferimento a tutte le operazioni di disattivazione, neutralizzazione e/o rimozione di ordigni residuati bellici che sono eseguite da personale militare altamente specializzato. Questa tipologia di operazioni si esegue a seguito di un intervento di bonifica sistematica o a seguito di ritrovamento fortuito. La bonifica occasionale si svolge sempre sotto il coordinamento del Prefetto che deve provvedere alla tutela della pubblica incolumità tramite provvedimenti utili per bonificare l’area e riportarla in sicurezza.

Ma passiamo ora alle fasi che precedono la vera e propria bonifica.

L’UTILITÀ DELLE INDAGINI GEOELETTRICHE E MAGNETOMETRICHE E I GEORADAR

Le operazioni di bonifica da ordigni e residuati bellici esplosivi e la relativa indagine strumentale ferromagnetica, che sono di fatto già previste nei capitolati di molte amministrazioni e committenze sia pubbliche che private, sono interventi preventivi da eseguire prima dell’inizio dei lavori principali e prima ancora delle indagini geologiche. Queste operazioni sono strettamente funzionali alla creazione di condizioni di sicurezza nei cantieri e consentono infatti di ottenere l’agibilità delle aree oggetto dei lavori edili, evitando che si creino situazioni di alto rischio.

Perciò prima ancora di arrivare alla bonifica bellica è importante che nella fase di pianificazione di infrastrutture ed interventi sul territorio, attivarsi nello svolgimento di attività di rilievo geotecnico come il monitoraggio geofisico ed indagini strumentali preventive su qualsiasi area dove si sospetta possano essere presenti ordigni esplosivi residuati bellici, anche se una prima analisi storico-documentale non ne fa presupporre la presenza.

Tali attività preparatorie permettono di rilevare la presenza eventuale di anomalie di campo magnetico riconducibili a presunti ordigni bellici interrati e sono effettuate mediante uno screening dell’area di indagine. Si eseguono infatti indagini geoelettriche, magnetometriche o indagini geofisiche attraverso specifica strumentazione come il noto georadar. Queste indagini strumentali ferromagnetiche sono regolate da standard che prevedono un’affidabilità del 99, 9%.

È possibile in questo modo trovare mine, ordigni esplosivi residuati bellici interrati, i quali vengono poi affidati per la loro distruzione agli artificieri dell’Esercito Italiano, garantendo alla fine la messa in sicurezza del territorio.

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