Corsi antincendio le norme e cosa c’è da sapere

Corsi antincendio: le norme e cosa c’è da sapere

Tra gli obblighi di molti lavoratori viene annoverato anche quello di partecipare a un corso antincendio, necessario per legge per tutte le attività che coinvolgono almeno un collaboratore o un dipendente, anche con contratto temporaneo. Più nello specifico, una o più figure devono essere designate dal datore di lavoro per assumere il ruolo di addetto antincendio: in quanto tali, saranno essi a dover frequentare il corso formativo in questione.

La natura e la durata del corso dipende dal tipo di attività e dal livello di rischio intrinseco che ad essa è attribuito: in base a ciò verranno determinati il numero di ore da svolgere e gli argomenti da trattare. Di seguito verranno riportate nel dettaglio queste e altre normative, insieme a tutto ciò che nella pratica occorre sapere sui corsi antincendio.

L’addetto antincendio: chi è e quali sono i suoi compiti

Iniziamo con lo specificare che le norme che determinano tutti i provvedimenti che regolano i corsi antincendio sono il Decreto Legislativo 81 del 2008 e il Decreto Ministeriale del 21 settembre 2022. Il primo, conosciuto anche come Testo Unico sulla Sicurezza, sancisce anche il suddetto obbligo, da parte del datore di lavoro, di indicare i lavoratori che saranno gli addetti antincendio.

Addentrandoci nel dettaglio, come spiegato dall’ Ing. Tini docente della Rinascimento srl, ente di formazione per Corsi Addetto antincendio a Torino, secondo la normativa in vigore, possiamo definire meglio questa figura, come la responsabile dell’attuazione di misure preventive e reattive, che quindi sono pensate per garantire la sicurezza in caso si manifesti veramente un incendio, gestendo in modo efficiente le procedure di evacuazione. Ma non solo: l’addetto antincendio si occupa anche di ridurre le probabilità che un simile pericolo si verifichi e di coordinare eventuali salvataggi in caso di necessità. Ovviamente gli addetti antincendio possono essere più di uno e, anzi, è consigliabile che sia così, in modo da formare una vera e propria squadra che si faccia garante della sicurezza e sappia gestire situazioni di emergenza, tendendo conto anche della rotazione dei turni o delle ferie, in modo che almeno un addetto sia sempre presente.

In base a questi presupposti, il datore di lavoro dovrà compiere le scelte migliori considerando anche la capacità di ciascun dipendente di reagire prontamente agli imprevisti e di mantenere il sangue freddo in caso di pericolo, selezionando così le persone che ritiene più adatte. Esse dovranno quindi frequentare gli appositi corsi antincendio e i relativi aggiornamenti, in modo da essere sempre preparati a ogni evenienza. Come si anticipava in precedenza, la durata dipende dal livello di rischio dell’azienda, determinato dalle sue dimensioni, dal numero di dipendenti e da quanto emerso nel Documento di Valutazione del Rischio. Secondo quanto sostenuto anche sul sito dell’INAIL, questo procedimento deve seguire un iter specifico, volto allo scopo di minimizzare e contenere i pericoli principalmente in un’ottica preventiva. Per maggiori informazioni relative alla modalità di redazione di questo documento, o a quelle che riguardano la valutazione e la gestione delle situazioni di rischio, si può consultare il relativo sito al seguente link dell’ INAIL

La nuova normativa sui corsi antincendio e i livelli di rischio

Il Decreto Ministeriale attualmente in vigore, vanta una giovane età, pertanto le aziende avranno tempo fino ad aprile 2023 per adeguarsi alle nuove norme che hanno sostituito di recente quelle prima valide, risalenti al marzo 1998. il Decreto stabilisce la necessità di effettuare degli aggiornamenti periodici ogni 5 anni, una novità, considerando che precedentemente questo obbligo non era esplicitato, sebbene regolarmente gli aggiornamenti venissero fatti ogni tre anni. Inoltre, vengono chiaramente definiti i criteri per stabilire il livello di rischio di ciascuna azienda. In particolare, rispetto alla legge valida negli anni scorsi, non si parla più di livello di rischio alto, medio o basso, ma ciascuno di essi viene identificato da un numero, sebbene per ciascun gruppo le caratteristiche siano rimaste le medesime.

 

 

  • Il livello di rischio 3 (prima identificato come alto) viene attribuito alle fabbriche di esplosivi o ai depositi, alle centrali termoelettriche, agli impianti nucleari e alle attività che si occupano dell’estrazione di oli minerali o gas combustibili. Inoltre, occorre considerare anche le dimensioni dell’azienda: in tal caso rientrano in questa fascia anche le attività commerciali con superfici coperte che superano i 10mila mq ed edifici pubblici come alberghi che possono ospitare più di 200 persone, scuole che ne accolgono oltre mille e uffici con altrettanti dipendenti, oltre a aeroporti e stazioni ferroviarie e metropolitane in generale. Allo stesso modo, anche i cantieri sotterranei che fanno uso di esplosivi, inclusi quelli che si occupano di edificazione o manutenzione delle gallerie sono da considerarsi a rischio alto. In tutti questi casi, gli addetti antincendio frequenteranno un corso formativo della durata di 16 ore, mentre gli aggiornamenti saranno da 8 ore.
  • Il livello immediatamente inferiore è il 2, nella normativa precedente definito medio, che include, ad esempio, i cantieri che impiegano sostanze infiammabili. In questo caso, il corso vero e proprio è di 8 ore, mentre l’aggiornamento ne prevede 5.
  • Infine, le attività a basso rischio (ovvero di livello 1) sono quelle in cui non viene fatto uso di sostanze di questo tipo, strutturate in modo che il pericolo di incendio riguardi una zona circoscritta e un limitato rischio di propagazione. Il corso di formazione sarà allora di 4 ore, mentre per ogni aggiornamento se ne svolgeranno 2.

 

Come si svolgono i corsi antincendio

Un’ulteriore novità apportata dalla nuova normativa, riguarda la suddivisione esplicita, per ogni livello di rischio, tra le ore di teoria e di pratica che devono essere erogate durante i corsi. Questi possono essere organizzati sia da enti pubblici che privati, a patto che siano in possesso dei giusti prerequisiti, o addirittura dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Le ore di teoria possono essere svolte anche da remoto, mentre quelle di pratica richiedono necessariamente la presenza.

In casi specifici che riguardano alcune attività, il corso di formazione antincendio richiede di essere certificato tramite lo svolgimento di un esame, che si tiene presso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. In sostanza si tratta di sottoporsi a tre prove, suddivise in scritta, orale e pratica, che verranno poi valutate da una Commissione. Il loro superamento conferirà all’addetto l’idoneità tecnica. Per il rilascio dell’attestato sarà necessario inviare una richiesta allo stesso Comando Provinciale, operazione che avrà un costo variabile in base alle norme vigenti per le singole province. Questo verrà rilasciato direttamente alla ditta del richiedente giudicato idoneo, che potrà così certificare la sua attività formativa anche grazie a un apposito documento.

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